20 Dicembre 2016

High Maintenance e Insecure – Due comedy HBO sui trentenni e il loro ovosodo di Marco Villa

Avevamo lasciato indietro due serie promettenti come High Maintenance e Insecure, ci mettiamo una pezza

Copertina, Pilot

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È molto raro che su Serial Minds si parli di più di una serie nello stesso pezzo. Di solito si tratta di classifiche di serie belle oppure di accorpamenti di pilot brutti, quelli a cui non avrebbe senso dedicare le solite attenzioni. Da questo punto di vista, il post che state leggendo è un’assoluta eccezione: si parla di due serie insieme, ma sono due serie che hanno tutte le potenzialità per diventare prodotti da punto esclamativo. Trattasi di High Maintenance e Insecure. Metto subito le mani avanti: siamo in ritardo, anzi in ritardissimo e il primo scopo di questo pezzo è mettere una pezza a un buco che avevamo lasciato indietro nei mesi. Avrebbe molto più senso parlare dell’intera stagione di entrambe, ma la vita è difficile e non l’abbiamo inventata noi, ecco perché siamo qui a parlare dei due pilot.

High Maintenance e Insecure sono due nuove comedy di HBO, partite tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre. Un secolo fa, appunto. High Maintenance è creata da Katja Blichfeld e Ben Sinclair ed è la versione televisiva dell’omonima webserie, mentre Insecure arriva dalla testa di Issa Rae e Larry Wilmore e dalla loro webserie Awkward Black Girl. I punti di contatto non sono finiti, visto che in entrambi i titoli i creatori interpretano anche ruoli principali e che entrambe cercano di raccontare dei piccoli mondi ben precisi e delimitati, per quanto agli antipodi.

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High Maintenance segue le vicende di un tizio che vende marijuana a domicilio: i clienti lo chiamano, lui arriva con la sua valigetta piena di diversi tipi di erba e in questo modo incontra la più varia umanità. Grazie a lui e alle sue consegne entriamo nelle case di persone piuttosto ben messe a livello economico, che abitano a New York e fanno di tutto, ma principalmente appartengono a una categoria riassumibile come trentenni bianchi egoriferiti, più o meno hipster.

L’esatto opposto di quello che si trova in Insecure, calata in pieno nel mondo black di Los Angeles. Protagonista è Issa Rae, che interpreta un personaggio che ha il suo stesso nome e che, va da sé, ha tutto per essere autobiografico. Lei lavora in una sorta di onlus, sta con il fidanzato di sempre di cui si è ampiamente stancata, mentre la sua migliore amica è un’avvocato super-in carriera. Entrambe sono sui trenta e sentono di essere in un momento cruciale della loro vita, quello in cui devono compiere scelte importanti e in qualche modo definitive. Ah, nel pilot c’è un bellissimo soliloquio allo specchio di Issa Rae, tutto incentrato sulla parola pussy. Meraviglioso.

Come detto, tanti punti di contatto dal punto di vista produttivo, ben pochi da quello narrativo: pur trattandosi di serie che provano a raccontare la vita di chi è nato intorno alla metà degli anni ‘80, il punto di partenza non potrebbe essere più distante. Il punto di arrivo, invece, tende a essere clamorosamente simile e a rispondere a un solo concetto: incertezza. Poco conta che si arrivi dalle viette bellissime di Brooklyn o si abiti a pochi incroci dall’Oceano Pacifico, la sola grande costante è quella di sentirsi sempre sospesi nel nulla, in un mondo che non sa dare coordinate e in cui i riferimenti non vanno cercati, ma creati.

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Con serie come Girls o Looking, HBO da tempo prova a raccontare nel profondo una generazione complessa, sfaccettata e tragicamente indefinita. High Maintenance e Insecure sono altri due sguardi sui circa-trentenni statunitensi di oggi, che potranno vivere esperienze diversissime dalle nostre, ma finiranno per avere quello stesso senso di irrequietezza e disillusione che si prova di fronte all’Hudson o sul Naviglio Pavese. E quello stesso ovosodo che non va né su, né giù. Senza differenze.

Entrambe le serie sono state rinnovate, questo pezzo è la nostra bandierina per dire che non ci siamo dimenticati. Promettiamo di tornarci più avanti con maggiore attenzione.



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