31 Gennaio 2018 9 commenti

Waco – L’assedio alla setta diventa una serie tesissima di Marco Villa

Waco, Texas – 1993: i 51 giorni dell’assedio dell’FBI al ranche di una setta armata fino ai denti

Copertina, Pilot

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E rieccoci immersi fino al collo nella corrente del true crime, vera tendenza del genere di questi anni. Partiamo dal caso OJ Simpson in American Crime Story, passiamo dal suo quasi clone Law and Order: True Crime, dalla buona qualità di Manhunt: Unabomber e finiamo in quel capolavoro che è Mindhunter. Proprio la serie di Netflix fa un po’ storia a sé, ma il fatto di essere di fronte a un gruppo di serie con caratteristiche ben definite è abbastanza evidente: un fatto di cronaca piuttosto recente, intorno agli anni ‘90, di quelli che tutti gli americani conoscono e che probabilmente è stato seguito anche fuori dal paese, ricostruito con grande attenzione ai fatti e alle psicologie di tutte le figure coinvolte. A questa lista da qualche giorno si può aggiungere anche Waco, in onda dal 24 gennaio su Paramount Network.

Waco è una serie in sei episodi creata da John Erick Dowdle e Drew Dowdle ed è dedicata all’assedio di Waco, ovvero ai 51 giorni del 1993 durante i quali FBI e altre agenzie governative fronteggiarono una setta rintanata in una sorta di mega-ranch. Siamo a Waco, in Texas, nel mezzo del nulla cosmico, patria di redneck e di gente che non sa più dove sbattere la testa. Gente che viene raccolta da David Koresh (Taylor Kitsch), santone che ha fondato una sua via al cristianesimo, basata su un misto di condivisione e sacrificio. Koresh è un redneck fatto e finito, non esattamente un genio, ma ha un carisma che gli permette di tirarsi dietro parecchie persone. Con loro e per loro costruisce una grande struttura dove possono vivere insieme, seguendo alla lettera gli insegnamenti e i precetti che lui sostiene di aver ricevuto in sogno.

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Tutto bello, tutto tranquillo? Mica tanto, perché da bravi americani chiusi su se stessi, i davidiani – così si fanno chiamare – nel corso degli anni si sono armati fino ai denti, in nome della propria diversità rispetto al resto del Paese e della diffidenza nei confronti del governo. Dall’altra parte della barricata, abbiamo invece diverse agenzie governative, messe alle strette dal fallimento di un’operazione analoga nei confronti di un gruppo di montanari isolati nei boschi che trafficavano armi. L’FBI ha bisogno di risollevarsi e si butta a pesce su quei matti che stanno a Waco e da lì inizia la tragedia.

La storia principale di Waco è ovviamente quella dettata dalla cronaca, ma il primo episodio si concentra soprattutto sui personaggi. Al centro c’è David Koresh, interpretato in maniera molto misurata da Taylor Kitsch: il suo non è un santone sopra le righe, ma uno sbandato con l’occhio ispirato, che nasconde velleità da sciamano sotto mullet e camicia a quadri. Per il momento il lavoro di Kitsch è tutto di sottrazione, non si riesce ancora a cogliere il motivo per cui tante persone dovrebbero seguire il suo personaggio, ma la scelta del basso profilo può essere vincente. La controparte governativa è Gary Noesner, interpretato da un Michael Shannon come sempre perfetto nel suo rendere un misto di frustrazione, dolore e insoddisfazione. Notevoli anche altri interpreti, tra cui merita una segnalazione Paul Sparks, che, da House of Cards in poi, sta mettendo la faccia in tante serie di livello, sempre con uno standard recitativo altissimo. Da segnalare anche Julia Garner, la ragazzina riccia di Ozark, nome in netta ascesa nello star system statunitense.

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Come detto, nel pilot il grosso lo fanno gli attori, diretti alla grande da John Erick Dowdle. Non ci sono picchi di scrittura o virtuosismi registici: tutto sembra essere al servizio della cronaca e delle interpretazioni dei protagonisti. Del resto non potrebbe essere altrimenti: stiamo parlando di un assedio, di persone bloccati al di qua e al di là di una porta, in una situazione quasi teatrale: è giusto che siano gli attori a prendersi la scena. Per il momento, ci riescono con una certa facilità, dando a Waco tensione e un buon livello di interesse. L’unico dubbio a emergere nel primo episodio è dato dalla sensazione che si voglia empatizzare in maniera quasi spudorata per la setta, facendo risultare le forze dell’ordine dei fantocci senza cervello. Scelta strana, che può essere anche deleteria.

Perché seguire Waco: perché è una serie che può raggiungere livelli di tensione altissimi

Perché mollare Waco: perché la storia di un assedio è la cosa più statica di questo mondo

Argomenti true crime, waco


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