29 Ottobre 2019 4 commenti

Dublin Murders – Solo la 101esima nuova serie tv dell’anno di Marco Villa

Tratta dai libri di Tana French, Dublin Murders è un crime solido e strutturato, ma non una novità da strapparsi i capelli

Brit, Copertina, Pilot, Senza categoria

Secondo la nostra classifica in perenne aggiornamento, questa è la 101esima nuova serie di cui parliamo dall’inizio dell’anno. 101 serie che nascono per catturare l’attenzione del pubblico per almeno una decina di puntate. E si arriva così a oltre mille episodi, che a naso sono all’incirca 50mila minuti, ovvero poco più di un mese. Un mese intero senza mai calcolare nemmeno mezz’ora di sonno e avrete visto tutte le novità del 2019. Perché questo calcolo iniziale? Perché capite che guardare a fine ottobre una nuova serie è quanto di più complesso possa esserci, a meno di chiamarsi Watchmen. Solo in quel modo, solo con quella potenza, puoi pensare di restare nella testa di chi guarda. Figurarsi se poi il pilot in questione è quello di un crime, che resta uno dei generi più esplorati in assoluto. Serve un capolavoro o basta una buona serie? La domanda è abbastanza filosofica, perché nel caso di Dublin Murders non ci sono molti dubbi: capolavoro non è, ma senz’altro può diventare l’ennesimo buon crime inglese.

Prodotta da BBC e Starz, è in onda in Inghilterra da metà ottobre, mentre negli USA arriverà un mese dopo. Una coproduzione di questo tipo non è una novità, ma nemmeno qualcosa cui si è particolarmente abituati. Il motivo della co-produzione sta tutto nei sei libri che Tana French ha dedicato alla cosiddetta Dublin Murders Squad, la sezione omicidi della capitale irlandese, che è al centro anche della serie. In particolare, la prima stagione è tratta dal libro In The Woods e ruota intorno al delitto di una ragazzina che viene commesso – indovina un po’ – nei boschi della provincia irlandese. Del caso vengono incaricati due detective di Dublino: Cassie Maddox (Sarah Greene) e Rob Reilly (Killian Scott). I due si buttano nelle indagini, ma presto si capisce che Rob è particolarmente toccato dalla faccenda: vent’anni prima tre ragazzi scomparvero nello stesso bosco. Due vennero trovati morti, uno solo riuscì a salvarsi, senza però poter raccontare nulla. Sì, quel ragazzino è proprio il nostro prode detective.

Detta in questo modo, sembra una roba pacchiana da medaglione spezzato, ma sarebbe piuttosto ingiusto liquidarla così. Dal primo episodio, si capisce in modo chiaro la derivazione letteraria di Dublin Murders: si percepisce la presenza di fili narrativi molto lunghi, destinati a scomparire e poi riemergere e si scopre che entrambi i personaggi non sono legati solo al caso che devono risolvere, ma hanno il loro bagaglio di problemi e angosce personali, pure quelli con un decorso medio-lungo. Insomma: Dublin Murders dimostra di avere struttura adeguata per tenere botta e non è un caso che tutte le puntate siano scritte da Sarah Phelps, che in carriera ha adattamenti di classici come Oliver Twist, ma anche di diverse opere di Agatha Christie, tra cui The ABC Murders con John Malkovich.

Dublin Murders ha tutto per essere un crime appassionante, ma non ha nulla per essere un crime memorabile. Provate a ripensare alla prima puntata di The Killing e capirete cosa intendo. E in sé non ci sarebbe niente di male, se non fosse che Dublin Murders va a piazzarsi in scia di una manciata di altri buoni prodotti inglesi di genere. E nell’equilibrio dei 101 nuovi pilot, il peso specifico di Dublin Murders finisce per essere piuttosto limitato. Ma non è colpa sua, in fondo.

Perché guardare Dublin Murders: perché è solida e ha respiro

Perchè mollare Dublin Murders: perché è un altro buon crime inglese, e nulla più.

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