18 Gennaio 2017 21 commenti

Taboo – Quella volta in cui Tom Hardy si mangiò una serie tv di Marco Villa

Taboo è una serie che si piace tantissimo, ma proprio tanto tanto tanto

Brit, Copertina, Pilot

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Un po’ di tempo fa, parlando dei primi episodi di Westworld, scrivemmo di quanto fosse importante non solo quello che viene narrato, ma anche ciò che viene lasciato fuori dal racconto. In riferimento a Westworld, si trattava di una scelta da applaudire, per la capacità di creare ulteriore tensione. A volte, però, il non detto è talmente invadente da imporsi sulla storia. È il caso di Taboo, una serie che si fa davvero fatica a decifrare dai primi episodi.

Taboo è una serie in onda dal 7 gennaio su BBC One. Protagonista assoluto è Tom Hardy, uno dei migliori attori in circolazione. Assoluto perché Hardy non solo interpreta il personaggio principale, ma è anche co-creatore della serie. I suoi soci sono Steven Knight, creatore di Peaky Blinders e recentemente sceneggiatore di Allied di Zemeckis e Edward Hardy, che non ha lo stesso cognome di Tom per pura coincidenza, ma per il fatto che è suo padre. Teneroni.

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Taboo racconta la storia di James Delaney, avventuriero inglese della prima metà dell’800 che, dopo essere stato a lungo lontano da casa e essere stato dato per morto da famiglia e amici, fa un gran ritorno sulle scene londinesi in occasione della morte del padre. Il suo non è un ritorno da poco: la sua comparsa manda infatti in fumo i piani di un bel po’ di gente potente, in particolare dei capoccia della Compagnia delle Indie, che aveva intenzione di mettere le mani su una striscia di terreno che la famiglia Delaney possiede negli Stati Uniti. Non è questione di speculazione: siamo nel 1814, Gran Bretagna e Stati Uniti sono in guerra e quel terreno sarebbe particolarmente importante per i commerci della compagnia. Da qui parte uno scontro a tutto campo tra il rampollo dei Delaney e i biechi affaristi, perché il nostro eroe non vuole vendere alla Compagnia il terreno. Uno scontro che è innanzitutto commerciale, ma ha anche dei risvolti patriottici, visto che c’è di mezzo una guerra. Durante la sua assenza da casa, Delaney ha girato il mondo, dal Sudamerica all’Africa, imparando riti e tradizioni antichissime e portando con sé un alone di stregoneria che nei primi episodi viene giusto buttato lì, ma mai espresso in maniera chiara.

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E qui arriviamo alla prima criticità: Taboo è una serie che si piace tantissimo. Ma proprio tanto. C’è grande orgoglio nel mostrare ricostruzioni e ambienti, così come personaggi sempre particolari e dai caratteri netti. La volontà degli autori è quella di creare scene in grado di affascinare da sole lo spettatore, come se a ogni stacco bisognasse catturarlo e stupirlo. Una grande cura nel dettaglio, che perde però di vista l’elemento più importante: la storia. Vengono presentati una serie di spunti e possibili trame, ma nel pilot non ce n’è una in grado di accendere l’interesse, al punto da pensare che sia stata data importanza assoluta alla forma, lasciando la sostanza narrativa in un angolo. E non è una gran mossa, a meno che tu non stia facendo The Young Pope. Non è questo il caso, perché Taboo ha l’ambizione di incrociare una storia d’affari con un mondo esoterico, personaggi borderline con un amore proibito. Temi grossi, che richiedono però una narrazione adeguata.

Non è tutto: nei primi due episodi, Tom Hardy giganteggia in ogni inquadratura, ma Taboo è uno di quei casi in cui l’interprete si mangia il personaggio. Il suo personaggio è pura fisicità, interpretazione attoriale: di lui sappiamo poco, ma poca è anche la curiosità di scoprire qualcosa in più.

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Taboo non è una brutta serie, ma nei primi episodi sembra una serie mal finalizzata. Gli elementi in gioco sono tanti, a cominciare da Hardy, passando per una produzione chiaramente di alto livello, ma la sensazione è che tutti questi elementi da potenziale eccellenza abbiano zavorrato la serie invece di diventare valore aggiunto.

La precisazione è d’obbligo: Taboo è uno di quei casi in cui la recensione del solo pilot rischia di portare a cantonate colossali. Gli episodi della prima stagione sono otto, quindi c’è tutto il tempo per far esplodere la storia e sfruttare tutto quel ben di dio di attori e possibili trame. Speriamo.

Perché seguire Taboo: perché Tom Hardy è un gigante non appena entra in scena

Perché mollare Taboo: perché i primi episodi fanno venire il dubbio che possa essere una grossa incompiuta

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