25 Febbraio 2020

I Am Not Okay With This – Netflix: una serie furbetta di Marco Villa

I Am Not Okay With This si mette in scia a serie come Sex Education o The End of the F***ing World: non è male, ma paga in freschezza e originalità.

Pilot

La questione è nota, ma tutt’altro che semplice da affrontare: dove finisce lo slancio creativo e dove inizia la strategia? Per dirla in altri termini: sincerità e industria possono convivere? E soprattutto: chi siamo noi per dirlo? I Am Not Okay With This è una serie che sembra arrivare precisa precisa per portare legna alla discussione.

Disponibile su Netflix dal 26 febbraio, I Am Not Okay With This è tratta dall’omonimo fumetto di Charles Forsman e ha tra gli executive producer un nomino come Shawn Levy, anche se a capo del team creativo ci sono Jonathan Entwistle e Christy Hall. Brevemente la trama, poi torniamo al tema iniziale: provincia statunitense, Syd è orfana di padre, vive con la madre e il fratello. Adora quest’ultimo, con la prima invece litiga appena apre bocca: adolescenza, ribellione, costruzione di un’identità autonoma. Le questioni sono quelle classiche. A scuola è tra quelli che si fanno i fatti propri, ha una bella amicizia con una ragazza nuova che si chiama Dina e per il resto non sembra avere bisogno di altri rapporti sociali. Dal nulla, Syd scopre di avere dei superpoteri: può far succedere cose intorno a sé, di diversa entità. O meglio, i suoi poteri fanno accadere cose che lei non riesce a controllare.

Ogni volta che si parla di adolescenza che ribolle, non posso non ricordare che “ogni adolescenza coincide con la guerra”, come canta il poeta. E qui la guerra è evidente e portata in superficie in modo esplicito: Syd è in lotta con se stessa e con il mondo che la circonda, al punto da non riuscire a restare incasellata all’interno di quella che potrebbe essere definita – in modo semplicistico – come normalità. Tutto ruota intorno a lei, sempre presente nelle scene e dotata anche di voice over in forma di diario. Scelta classica per una serie come I Am Not Okay With This, che ha il punto di forza non da poco di avere come protagonista Sophia Lillis, la bravissima ragazzina roscia di IT, che conferma qui il proprio talento.

Questo talento, però, è al servizio di una serie che convince fino a un certo punto: guardando i primi episodi, infatti, non si può fare a meno di rintracciare tutte le serie che hanno ispirato I Am Not Okay With This. Dove ispirato è un modo carino per dire che si è deciso di prendere un pezzo di quella serie e di ficcarlo dentro questa. I protagonisti sono degli emarginati-ma-non-troppo in una fase cruciale della propria vita (stile Sex Education), affrontano problemi decisamente più grandi di loro (stile The End of the F***ing World), il personaggio principale ha dei poteri che non sa gestire (stile Stranger Things). Senza dimenticare la madre di tutte queste serie, ovvero Misfits. Ora, un prodotto del genere non può non far nascere il sospetto di essere una paraculata senza ritorno, o almeno una serie furbetta. Come ai tempi era stato Everything Sucks!, prodotto davvero dimenticabile che voleva sfruttare la nostalgia per gli anni ‘90.

Non è questione di essere naif, siamo perfettamente consapevoli che ogni serie che riceve il semaforo verde è stata aggiustata e sistemata a tavolino, che non si parla mai di prodotti nati dal puro intuito e dal talento degli autori, ma casi come I Am Not Okay With This sembrano appartenere a una categoria differente. Categoria che ti fa chiedere: ma c’era davvero bisogno?

La risposta ovviamente è no e, se ci fossimo limitati a vedere i primissimi episodi, la stroncatura sarebbe stata senza ritorno. Per fortuna I Am Not Okay With This riesce a crescere in modo autonomo, a trovare una propria cifra che, per quanto debitrice per linguaggio e mood, sa essere anche personale. I titoli che abbiamo citato in precedenza hanno aperto strade, ognuno a suo modo: I Am Not Okay With This non lo farà, né probabilmente riuscirà a imporsi come piccolo fenomeno, perché la sua nicchia è già occupata ed è difficile che riesca a replicare il successo di – per dire – Sex Education. Semplicemente, non è arrivata per prima: ma nemmeno per seconda o per terza. E in questi casi il tempismo conta. Però non è da buttare, tutt’altro. E Sophia Lillis ha una gran carriera davanti a sé.

Perché guardare I Am Not Okay With This: perché è una di quelle storie che ci piace tanto, con i personaggi che ci piacciono tanto

Perché mollare I Am Not Okay With This: perché sia la storia che i personaggi sanno di già visto e stravisto

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