12 Giugno 2017 7 commenti

GLOW – La nuova serie di Netflix brilla e spacca di Marco Villa

Abbiamo visto in anteprima GLOW, la nuova serie di Netflix nel mondo del wrestling femminile

Copertina, Pilot

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TRANQUILLI: NIENTE SPOILER

Una donna arrivata al limite, che non ce la fa più e sta per gettare la spugna. Un’opportunità che le si presenta di fronte e a cui lei si aggrappa con tutte le forze. Una trama di mille film, libri e serie tv, uno schema narrativo tanto semplice, quanto abusato. Da una storia di questo tipo può nascere un drammone di sconfitta e rinascita, ma anche una comedy in cui tutte le sfighe vengono cancellate da una risata a fine puntata. Oppure può nascere qualcosa di bello e nuovo, come GLOW.

https://www.youtube.com/watch?v=AZqDO6cTYVY

GLOW è una nuova serie di Netflix, che verrà pubblicata in tutto il mondo il 23 giugno. Creata da Liz Flahive e Carly Mensch, vede tra i produttori esecutivi anche Jenji Kohan, ovvero la capa del mondo di Orange Is The New Black. Lo scheletro narrativo di GLOW, come detto, è piuttosto standard, ma viene esaltato da tutti gli elementi che vengono messi in gioco. La donna arrivata al limite è Ruth (Alison Brie), che da anni prova a far decollare la propria carriera di attrice nella Los Angeles degli anni ‘80. Costretta a chiedere soldi a casa per mantenersi, affronta provini su provini che non portano a nulla. Il suo aspetto è troppo da ragazza normale, difficile da far combaciare con i ruoli che cerca di ottenere.

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Non è lei a sbagliare i casting, semplicemente non esistono casting per lei, visto che Hollywood investe esclusivamente su film con protagonisti maschili. Ad ogni modo, Ruth vuole continuare a recitare ed è disposto a tutto, persino a entrare a far parte del primo show dedicato al wrestling femminile. Di fronte a lei si spalanca così il ben poco brillante mondo di GLOW, acronimo di Georgeous Ladies Of Wrestling, il progetto folle di un figlio di papà a cui manca il senso di realtà e di un regista di z-movie sperimentali che non riesce a fare film da anni. Oltre a Ruth, produttore e regista scritturano un’altra decina di ragazze con velleità artistiche e nessuna prospettiva, una compagnia di scappate di casa da trasformare in atlete e performer. Asterisco importante, prima di andare avanti: non è un’invenzione, GLOW è esistito veramente ed è andato in onda negli USA a metà anni ’80.

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Il dramma personale di Ruth viene così ribaltato in poche mosse in una situazione grottesca, in cui ogni cosa ha sempre un lato farsesco. Tutte le ragazze che fanno parte della compagnia sono strambe e il circo di GLOW è spesso a tanto così dal freak show: ogni protagonista ha una propria storia alle spalle e il fatto che sia finita in questo carrozzone indica che quella storia non è esattamente lineare. In questo GLOW non è tanto lontano da Orange Is The New Black, in entrambe le serie, infatti, protagoniste sono donne complesse e irrisolte, costrette ad affrontare un contesto e delle relazioni da cui vorrebbero scappare all’istante. Come in Orange Is The New Black, poi, la tematica femminile e femminista è in primissimo piano: quello di GLOW è un mondo manovrato da uomini, in cui le donne devono costantemente reinventarsi e faticare il doppio per ottenere gratificazioni e soddisfazione.

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Nei primi quattro episodi, GLOW riesce a delineare uno sfondo molto originale e inizia ad abbozzare i caratteri di alcune future protagoniste. Ben più chiara e approfondita è invece la figura di Ruth, interpretata da una bravissima Alison Brie, che da queste parti applaudiamo dai tempi della mai troppo rimpianta Community. Ruth non è un personaggio facile, di quelli con cui empatizzi in tempo zero. È lamentosa, sempre mezza depressa e con una considerazione delle proprie qualità attoriali ben al di sopra della realtà. A questo quadretto non eccelso, gli autori hanno aggiunto un ulteriore tassello – che non spoilero – che rende la sua biografia ancora più odiosa. Ruth è una anti-protagonista fatta e finita, con cui dovremo confrontarci lungo tutta la stagione.

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Come ovvio, il wrestling non è altro che una scusa per mettere in scena drammi e spunti comici legati alle vite delle protagoniste, ma non si tratta comunque di un dettaglio da poco. Stiamo infatti parlando di ragazze che dovranno mettersi un costume, inventarsi un personaggio e poi (fingere di) darsele di santa ragione, ovvero un filone narrativo tutt’altro che stupido e soprattutto molto molto molto originale.

E originale è davvero la parola giusta, una parola che piace tanto a Netflix e che in questo caso diventa marchio di peso e di grossa importanza: GLOW è una serie davvero nuova, che trova da subito tono e voce del tutto propri. La sensazione è quella di una crescita costante, di puntata in puntata, caratteristica che appartiene solo ed esclusivamente alle serie bomba.

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