22 Agosto 2011 5 commenti

The Hour – Giornalismo e intrighi nell’Inghilterra anni ’50 di Marco Villa

Una nuova grande serie inglese

Qui da noi mandano i film di Bollywood. E sono il meglio della programmazione estiva. E non c’è traccia di razzismo o snobismo verso i nostri fraterni amici indiani. Comunque, qui da noi mandano i film di Bollywood giustificandosi con il fatto che è agosto e che comunque è un lusso rispetto alle repliche del Commissario Rex. Su BBC, invece, debutta una delle serie più belle dell’anno. Che ci volete fare?

La serie in questione si chiama The Hour e parla della nascita di un magazine di approfondimento giornalistico nella televisione inglese degli anni ’50. Campanello Mad Men? Esatto, siamo da quelle parti: gli anni sono gli stessi, la cura per i dettagli è simile, il fascino – a mio avviso – parecchio superiore.

Tutto ruota intorno a tre personaggi: il giornalista scontroso e indipendente a tutti i costi Freddie Lyon (interpretato da Ben Wishaw, ovvero il Grenouille di Profumo e il Keats di Bright Star della Campion), la ingambissima producer donna Bel Rowley (Romola Garai, già vista ne Il petalo cremisi e il bianco) e un maestoso quanto tronfio presentatore televisivo (Hector Madden, portato in scena da un sornione Dominic West, il grande Jimmy McNulty di The Wire). Sono loro tre i personaggi principali di una serie che si gioca tutta su dialoghi fitti e molto rapidi, che fanno pensare ad Aaron Sorkin e aumentano l’acquolina in bocca per il suo prossimo venturo More as the story develops.

La narrazione di The Hour, in compenso, non è esattamente piena di verve. C’è lentezza, come si usa ormai da anni in telefilm di questo tipo, ma non è esasperante o sbandierata come marca stilistica. Semplicemente, non c’è nevrosi narrativa. Si parlasse solo di giornalismo, format e problemi televisivi potrebbe essere una palla. Ecco allora venire in soccorso la sottotrama gialla, che fin dal primo episodio ruota intorno a un omicidio a sfondo politico che coinvolge il servizio segreto di Sua Maestà. Una storyline tra spionaggio e detection che potrebbe rinverdire i fasti di Rubicon, a cominciare dalle insistite inquadrature ai cruciverba dei quotidiani.

Oltre alle singole dinamiche tra i protagonisti, ciò che conta è anche lo sfondo storico e il modo in cui determina i personaggi stessi. Siamo nel 1956: la guerra è ormai archiviata, ma i suoi fantasmi no. La guerra fredda sta per entrare negli anni di maggiore tensione e intanto Londra si prepara al decennio che la renderà swingin’. In questo scenario assume grande importanza il ruolo delle donne.

Già nel primo episodio, è chiaro che si tratterà di un tema destinato ad avere un peso non indifferente. Si comincia con l’insofferenza di Freddie nei confronti dei servizi da cinegiornale dedicati ai fidanzamenti dell’Inghilterra bene, si continua con la tenacia e la caparbietà di Bel nel cercare la propria strada in un mondo ostentatamente maschile e maschilista, si chiude con le ansie e le sofferenze di un’amica di Freddie, schiacciata tra l’immagine richiesta a una e il suo sentire interiore, tanto vicino per voglia di libertà e pensiero politico a quello delle ragazze che, un decennio dopo, vivranno la rivoluzione sessuale.

Tutto questo in un episodio da un’ora. Il primo dei sei che compongono la prima stagione. In onda dal 19 luglio su BBC Two, The Hour è la serie da vedere in attesa della valanga di novità settembrine. La qualità è altissima. Una chicca da non perdere.

Previsioni sul futuro: losche cospirazioni dei servizi segreti e problemi di scaletta dello show televisivo, in un’alternanza giocata senza alcuna fretta

Perché seguirlo: perché è forse la cosa più ambiziosa prodotta in Inghilterra in questi anni. E sapete bene che da quelle parti sanno fare bene il proprio lavoro.

Perché mollarlo: perché le serie tendenti al lento non le sopportate più. E qualche ragione ce l’avete anche voi, eh.



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