25 Novembre 2011

Anteprima assoluta: I Hate My Teenage Daughter di Diego Castelli

Madri sfigate contro figlie stronze

Copertina, Pilot

Nel vasto e variegato mondo dei telefilm, uno dei personaggi più gettonati è la teenager imbecille e in vario modo malvagia. I tratti distintivi sono ben noti: visino bellino, vestiti firmati, atteggiamento supponente, aperto disgusto per coloro che considera inferiori, forte menefreghismo verso la componente educativa della scuola, che viene invece vista come contesto ideale per atti di ribellione, bullismo, appassionata fornicazione.

La teenager stronza può svolgere molteplici funzioni narrative, spesso coesistenti: è la protagonista di un percorso di crescita anagrafico/caratteriale che ci insegna come la vita cambi le persone in meglio o in peggio; si fa mettere incinta e/o rischia la vita per droga, in modo che le giovani spettatrici comprendano il prezzo dell’essere (troppo) figa; funge da nemico giurato per uno o più personaggi “sfigati ma in fondo migliori come persone”, il cui disagiato ma intelligente punto di vista diventa quello del pubblico davanti alla tv.

Ci sarebbero molti esempi. Da Blair in Gossip Girl (ma soprattutto Georgina) a Dalia in Suburgatory, passando per Quinn e Santana in Glee. Questo per rimanere a prodotti recenti.

Ebbene, I Hate My Teenage Daughter, la sitcom di cui parliamo oggi in anteprima assoluta (debutta il prossimo 30 novembre) si basa appunto su questa figura mitica, con una differenza non da poco. Protagonista della storia non è la teenager stessa, e nemmeno la sua sfigata compagna di banco che viene a scuola col maglione della nonna anche a maggio, giusto per coprire la sua rachitica femminilità. No, protagoniste sono le due madri di altrettante adolescenti imbecilli.

Non che le mamme non siano presenti quando ci sono le bitch girls. Anzi, spesso sono personaggi di contorno assai rilevanti. Ma di solito sono stronze quanto le figlie, oppure riccone annoiate, oppure genitrici sagge e posate che tutto sembrano, tranne che le creatrici di tali biondi abomini.
In IHMTD la faccenda è diversa: Annie (Jaime Pressly) e Nikki (Katie Finneran) sono madri divorziate, single e un po’ frustrate, che non hanno mai lasciato davvero l’adolescenza e vedono le figlie come irritante estensione dei loro sogni. Vogliono vederle felici, famose e realizzate come loro non hanno mai potuto essere, ma allo stesso tempo le detestano profondamente proprio per quello che sono.

In pratica, le classiche sfigate della scuola sono diventate le madri delle oche giulive che da sempre odiano.

Il pilot lascia addosso sensazioni contrastanti.
Le due protagoniste funzionano: la Pressly (indimenticabile Joy di My Name Is Earl), con la sua voce da bambola assassina e il piglio deciso, interpreta la madre più desiderosa di farsi valere sulla puttanella che ha allevato. La Finneran è invece il “poliziotto buono”, la paffuta chioccia disposta a tutto pur di ricevere uno sguardo d’amore da parte della figlia. Insieme, le due danno vita a siparietti divertenti, alimentati dalla bontà del concept e supportati da spalle funzionali come i due ex mariti (uno eterno Peter Pan che a quarant’anni va ancora in giro a suonare per localacci con la sua band, l’altro danaroso giocatore professionista di golf), lo zio Jack (un sorprendentemente etero Kevin Rahm, gayssimo Lee in Desperate Housewives) e la preside del liceo, Deanna Diego, che rappresenta la versione adulta (ma non meno fastidiosa) delle due ragazzine.
Quella di I Hate My Teenage Daughter è una comicità semplice, diretta e cattivella, che raggiunge qualche punta di apprezzabile cinismo, benché non riesca a essere realmente dissacrante.

I problemi, comunque, sono altrove. Mancano soprattutto un po’ di invenzioni. Siamo di fronte a una sitcom fin troppo classica, senza le idee surreali di How I Met Your Mother, la comicità personalissima di Greg Garcia (Raising Hope, il citato My Name Is Earl), o il ritmo dialogico degli show di Chuck Lorre. A parte l’idea di fondo, che rimane molto interessante e ricca di possibili spunti, c’è un leggero odore di vecchio, in uno show che prepara con troppa calma le proprie battute, muove attori e telecamere come trent’anni fa, fatica a trovare un guizzo che faccia spalancare gli occhi per la sorpresa.
Una mia amica mi ha detto che sembra quasi un telefilm da Disney Channel. Ecco, non che debba comparire Zach Efron da un momento all’altro, ma rende bene l’idea di una certa pacatezza che sarebbe meglio incattivire un po’.
Perché se sei Last Man Standing con Tim Allen, puoi essere rassicurante e per famiglie, e ci sta pure bene. Se invece ti chiami “Odio mia figlia”, mi aspetto qualcosa di un po’ più ardito.

PS Si noti come Jaime Pressly, in una delle prime scene, ordini alla figlia di cambiarsi i vestiti troppo succinti. Proprio lei, che prima di darsi ai telefilm ha posato per foto artistiche come questa, o questa (occhio, vietato ai minori!).
PPS Si noti, allo stesso tempo, con che scaltra furbizia ho trovato una scusa per inserire link a foto di donne nude, giusto per attirare un po’ di traffico. Bisogna pur mangiare…

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Previsioni sul futuro: Annie e NIkki cercheranno di allevare al meglio le loro figlie, resistendo all’impulso di soffocarle nel sonno.
Perché seguirla: sono venti minuti leggeri e tutto sommato divertenti, con un concept interessante e attori in gamba.
Perché mollarla: se l’idea di fondo è originale e accattivante, meno lo è la realizzazione concreta, fin troppo classica nei dialoghi, nel ritmo e nella resa visiva.

Di seguito un trailer lungo del primo episodio, che dà una buona idea del mood generale.


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