7 Settembre 2010 1 commenti

Brothers & Sisters: la soap senza i caminetti accesi di Marco Villa

Caro spettatore,
sono Nora Walker (Sally Field), vivo a Los Angeles e sono la protagonista di Brothers & Sisters, una serie che va in onda sulla ABC dal 2006.
Ho detto che sono la protagonista, ma in realtà non è tanto vero, perché B&S (noi lo chiamiamo così, sai, siamo tanto alla mano…) è una di quelle storie corali con tanti e tanti personaggi, che alla fine contribuiscono a creare un’atmosfera così calda e allargata da farti sentire a casa.

Io sono la matriarca della famiglia Walker. O almeno, questa è la mia identità ufficiale, perché in realtà agisco spesso segretamente come una palla al cazzo per tutti i personaggi. La famiglia Walker è attiva da sempre nella coltivazione e vendita di frutta. Ma non siamo contadini, no, siamo ricchi proprietari terrieri. Ma non siamo neanche proprietari terrieri ricchi e spietati, no, noi siamo liberal, aperti e sosteniamo sempre chi ha bisogno. C’è la figlia cazzuta (Rachel Griffiths, Six Feet Under) in carriera ed emancipatissima ma che non dimentica mai i figli. C’è la figlia giornalista politica, (Calista Flockhart, Ally McBeal, Harrison Ford) che vota i repubblicani e per questo non ha la felicità. C’è il figlio (Balthazar Getty) che scappa dalle responsabilità e sente su di sé il peso di portare avanti le iniziative del padre. C’è il figlio piccolo (Dave Annable) che ormai ha quasi trent’anni ma lo trattiamo – ricambiati – come un preadolescente. C’è il figlio gay (Matthew Rhys) che non ha mai subito pressioni, perché non so se l’ho già detto ma siamo liberal, aperti e sosteniamo sempre chi ha bisogno. E poi ci sono tanti altri personaggi importanti, tra cui la figa di legno di Everwood e il povero Ron Rifkin, che dopo essersi esaltato nell’interpretare Arvin Sloane in Alias si ritrova ora a fare lo zio zitello in piena crisi di identità sessuale.

Comunque è davvero una famiglia buffa e tanto accogliente, tipo che a turno ospito in casa gente che non c’entra niente con noi, giusto così, perché gli sceneggiatori pensano che lo spettatore non si accorga che si tratta solo di biechi giochetti narrativi per dare un po’ di verve alla serie.
Che a dire il vero la verve all’inizio era anche tanta. Come insegna il maestro Ozpetek, i momenti di vera sincerità sono quelli che si vivono intorno a una tavola imbandita. Così tipo ogni puntata la famiglia si riunisce per mangiare e poi finisce sempre a litigare per qualcosa. Però nelle prime stagioni litigavamo bene ed era davvero divertente da vedere, poi invece siamo un po’ scaduti, pur rimanendo sempre liberal, aperti e vicini a chi ha bisogno. Perché siamo una famiglia moderna, in una puntata io mi faccio anche le canne. A settant’anni.

Così adesso inizia la quinta stagione e state certi che ne vedrete delle belle. Che so, amori impossibili, tradimenti repentini, incredibili voltafaccia, colpi di scena, paternità svelate. Cosa? Una soap opera? Ma non vi permettete, abbiamo anche vinto decine di premi dalle associazioni omosessuali. Le soap opera sono porcherie reazionarie per casalinghe del Midwest. Noi siamo un esempio di serialità moderna, democratica, liberal, aperta.
E sosteniamo tutte le minoranze.
Per dire, nella quinta stagione ci sarà anche una puntata intensissima sulla salvaguardia degli Schnauzer albini.

Solo 1 commento a Brothers & Sisters: la soap senza i caminetti accesi

  1. egle ha detto:

    la recensione più scadente che abbia letto su serialminds.
    B&S ha poco a che vedere con questa sterile polemica. Certe volte Nora è un po’ pesante, impicciona, testarda e rigira la frittata sempre dal suo punto di vista, ma non per questo si può ridurre tutto a queste tre righine…



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