21 Agosto 2012 3 commenti

Recuperoni estivi: Luther di Marco Villa

Quelle belle tradizioni estive di chiudersi in casa a guardare cose vecchie

Brit, Copertina, On Air

Luther è una di quelle cose che avrei dovuto continuare a seguire fin da subito, e invece. E invece mi ritrovo due anni dopo a recuperarlo, con la bella coincidenza di Idris Elba che torna a farmi compagnia come personaggione della (mia) serie dell’estate, tre anni esatti dopo la full immersion in The Wire, dove portava in giro quel gran personaggio di Stringer Bell.

Di Luther parlò a suo tempo la sempre cara ci fu Valentina Vitali (è trasmigrata qua, con tutte le sue paranoie sentimentali e il suo essere donna oggi, sappiatelo), scatenando anche un po’ di parapiglia tra i commenti. Ci torno io oggi, dopo aver visto in pochi giorni tutti i dieci episodi delle due stagioni andate in onda fin qui su BBC. Sì, lo so, fa un po’ ridere parlare di dieci episodi come fosse una maratona, ma oh, va così.

John Luther è un poliziotto della omicidi di Londra ed è un figo. Punto. Carismatico, umano, con il suo bel carico di problemi e un talento assoluto nel suo lavoro. Un personaggio di quelli importanti, insomma, capace di tenere in piedi da solo una serie. Non è tutto, perché i casi delle singole puntate sono sempre ben fatti e molto interessanti, spesso legati a serial killer, che sono sempre un bel vedere. Non si può non parlare anche di Alice Morgan, personaggio-nemesi di Luther che attraversa entrambe le stagioni in un crescendo di personalità e forza che conquista lo spettatore puntata dopo puntata.

Capolavoro assoluto? Purtroppo no. Tutte cose belle, ma a volte qualcosa non gira. Per dire: i casi di puntata sono sempre costruiti alla perfezione, con un costante aumento di tensione e una progressione narrativa da applausi, salvo poi incocciare in un elemento che personalmente non riesco a digerire. Luther, infatti, risolve i casi sempre grazie a qualche epifania: ogni tanto, a caso, si ferma, pensa e dice “è così, lo prendiamo facendo questo e quello”. E funziona. Intuizioni da Mentalista che mi provocano sempre qualche scompenso perché in totale disaccordo con l’impronta generale della serie.

Luther è una serie attenta ai dettagli, molto rigorosa, con uno stile di racconto e messa in scena personale e forte: difficile, quindi, provare a capire perché, nonostante questa attenzione, la svolta delle puntate debba avvenire non attraverso qualcosa che lo spettatore può vedere, ma semplicemente da un gioco di scrittura, con l’autore che decide nella sua stanzetta che è il momento di prendere il cattivo di turno. Oppure: un portare il personaggio a un livello superiore, che si scontra con il realismo di fondo che pare essere una delle caratteristiche forti della serie (una sola cosa: piantare un chiodo nella mano di Luther? E su, Gesù Cristo c’è già stato, probabilmente).

Un elemento importante, questo, ma che di sicuro non pregiudica l’intera serie. Luther è un thriller teso e ben fatto, girato da dio, come sempre in Inghilterra (ne dico solo una: la sequenza della strage nell’ufficio nella terza puntata della seconda stagione. L’avevo caricata su YouTube, ma BBC non è d’accordo).  L’ho detto, sono dieci puntate. La terza stagione è in lavorazione. Nemmeno si può parlare di vera full immersion. Ma di sicuro qui trovate tanta qualità e un personaggio di quelli che non si dimenticano. E non vi pare sufficiente? Ingordi.



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