13 Dicembre 2010 3 commenti

Tanti volti, ma la faccia è sempre quella… di Diego Castelli

Caro mio, non cambierai mai…

Giorni fa abbiamo parlato di quegli attori che, nel corso della loro carriera telefilmica, hanno interpretato personaggi diversissimi tra loro. In chiusura, vi avevo promesso che avrei scritto anche un post contrario, dedicato agli interpreti che, malgrado cambino serie e nome, rimangono sempre uguali a sé stessi.

Diciamo subito che la cosa si è rivelata un po’ più difficile. Riproporre lo stesso attore in ruoli sempre uguali è un meccanismo più frequente nel cinema: se di questi tempi andate (o vi portano) a vedere un film con Katherine Heigl, siete abbastanza certi che troverete montagne di zucchero, ruscelli di miele e qualche battuta briosa pronunciata da una boccuccia pienotta sopra un paio di poppe robuste. Se invece puntate a Steven Seagal siete relativamente sicuri che l’ormai bolso guerriero non intreccerà canestri di vimini cantando arie d’opera (più probabile che intrecci spine dorsali…).
Sul piccolo schermo è diverso, perché un attore di successo finisce col fare un numero limitato di telefilm (ognuno dei quali dura degli anni), e quindi la ripetizione avviene “all’interno” di un prodotto, piuttosto che “tra” i prodotti.
La mia amica Giulia, con cui scambiavo idee sulla faccenda, mi ha persino consigliato di lasciar perdere, ma io non sono mica uno che si arrende!

Molto banalmente, bisogna allargare un po’ le maglie: non cerchiamo, insomma, gente che impersoni più volte lo stesso identico personaggio (che ad esempio faccia lo stesso mestiere, o abbia lo stesso numero di figli ecc). Cerchiamo invece facce che finiscono col basarsi sugli stessi punti di forza che le avevano già rese famose.

C’è un nome che campeggia su tutti, ed è quello di David Caruso. Il rossiccio protagonista di CSI Miami, infatti, aveva raggiunto una prima notorietà telefilmica grazie a NYPD, dove interpretava, guardacaso, un detective. E la cosa che stupisce, è che in decine e decine di puntate è riuscito a limitare le sue espressioni facciali a tre, massimo quattro. Una straordinaria prova d’attore. Qualcuno insinua che semplicemente non sia in grado di fare altro, e che sembri un poliziotto serioso anche quando versa il latte sui cereali delle figlie. Ma sono malignità, io non ci credo mica! (Se mi concedete una postilla cinematografica, Caruso faceva il poliziotto anche in Rambo. A questo punto, indovinate che lavoro voleva fare da piccolo? Bravi, il parrucchiere.)

Cercando un nome femminile, viene alla mente Courteney Cox: la simpatica Monica di Friends ha tentato di fare la figa acida in Dirt, ma ha avuto scarsa fortuna (anche se la serie non era orripilante). Meglio allora tornare alla comedy con Cougar Town, che le consente di fare ciò che le riesce meglio: la gnocca divertente affetta da un discreto numero di paturnie psichiche. Non che gli “amici” di Courteney siano riusciti a fare molto meglio: lo sa Matt Le Blanc, che finito Friends ha ben pensato di buttarsi nello spin-off Joey (andato maluccio, poverello), ma anche la stessa Jennifer Aniston, che non ha più avuto parti importanti nei telefilm (preferendo il cinema), ma ogni volta che fa un cameo televisivo finisce col sembrare Rachel…
E rimanendo in Cougar Town, impossibile non soffermarsi su Christa Miller, che da brava mogliettina del creatore Bill Lawrence si è cucita addosso un personaggio quasi identico a quello che interpretava in Scrubs : moglie cinica, sarcastica, talvolta adorabilmente malvagia, in generale scazzata e piuttosto pigra.

Michael C. Hall, lo spietato protagonista di Dexter, è un altro attore così particolare da essere quasi condannato a ruoli difficili, mai sereni e pacifici. Era così anche il suo David Fisher di Six Feet Under, che non era un serial killer (benché avesse a che fare tutti i giorni con la morte!), ma era ugualmente un personaggio complicato, pressato da una psicologia “pesante”, in cui si intrecciavano il senso del dovere, l’omosessualità e il rapporto conflittuale con la fede.

Altra faccia dura, difficilmente associabile alla commedia e alla leggerezza, è quella di Timothy Olyphant: che faccia il pistolero nel vecchio west di Deadwood, che assuma le sembianze dell’ambiguo Wes di Damages, o che catturi i malvagi come U.S. Marshal nel recente Justified, ha sempre e comunque quel piglio da “stai attento a come parli che ci metto niente a strapparti le braccia”.

Se invece volete ridere potete rivolgervi con tranquillità a Ty Burrell, lo stralunato padre di famiglia di Modern Family, che trasmette un tale senso di idiozia da poter fare solo il comico: prima di sfondare ci aveva già provato altre volte, ad esempio con Back to You e Out of Practice.

Qualora aveste bisogno di un figaccione rassicurante, buttatevi tranquillamente (e so che lo fareste letteralmente, birbantelle!) su David Boreanaz. Certo, è passato dal vampiro Angel al detective in giacca e cravatta Seeley Booth di Bones , ma l’aura di forza virile, sicurezza e senso del dovere che lo circonda (con un pizzico di ironia quando serve) mi pare sempre la stessa.

E’ un po’ quello che succede a Jennifer Love Hewitt: la bella texana, che al cinema è riuscita a buttarsi anche nel teen-horror, nei telefilm non riesce proprio a scrollarsi di dosso l’immagine di ragazza dolce e pulita, con gli occhioni rugiadosi pronti a spillare lacrime di gioia/tristezza/dolore/delusione/sa il cazzo cosa. Sarà che, malgrado gli sforzi, non riesce proprio a superare i 35 anni. Secondo me le ritoccano la data di nascita sui siti specializzati, ho l’impressione che sia in tv dai tempi del Rischiatutto, e invece è poco più vecchia di me (sigh…). Comunque, era così in Party of Five, era ovviamente la stessa cosa nello spin-off Cenerentola a New York, ma non è cambiato nulla con Ghost Whisperer, dove l’empatica Jennifer convince i fantasmi a correre verso la luce semplicemente minacciandoli di piangere per tre giorni di fila.

E chiudo con un’ultima faccia, forse un po’ azzardata, ma che a me pare calzante. Parlo di Elizabeth Mitchell. Questa accigliata milf ha fatto molte cose diverse, che lascerebbero pensare a una sostanziale eterogeneità di performance: è stata dottoressa lesbica in ER, ancora dottoressa (però etero) nei misteri di Lost, ed è infine approdata alla lotta interspecie di V. Eppure, malgrado le forti differenze ambientali, pare sempre uguale: una femmina forte e ombrosa, pronta alla lotta e amante del broncio da pessimismo cosmico. Una donna bella e intelligente, insomma, ma capace di fratturarti i coglioni se per sbaglio lasci alzata la tavoletta del water. Relax, figlia mia, che la vita è breve…
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Ah, una cosa importante: se state pensando che io abbia buttato a mare qualunque sfumatura e capacità analitica per far sì che questo post avesse un minimo di senso… be’, è così.



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