9 Ottobre 2025

Task – Un poliziesco di gente normale, dal creatore di Mare of Easttown di Diego Castelli

Il creatore di Mare of Easttown torna con un nuovo poliziesco di provincia in cui l’indagine si mescola col drama

Pilot

Se tutto va come deve, se non sbaglio a usare i menu a tendina e altre simili diavolerie, questo articolo si pubblicherà in automatico venerdì 9 ottobre, tre giorni prima dell’uscita su Sky e NOW di Task, nuova serie di HBO creata da Brad Ingelsby, già padre di Mare of Easttown, che tanto ci era piaciuta nel 2021.

Dico se tutto va bene perché al momento della pubblicazione sarò al mare, anzi sarò quasi tornato, e questo articolo lo sto scrivendo sabato 27 settembre, nel comfort di casa mia, con una giornata uggiosa fuori e il timore di dimenticarmi qualche dettaglio importante della serie, che in realtà ho visto diverse settimane fa, perché Sky e HBO (rete originale dello show) mi avevano gentilmente allungato gli episodi in anticipo chiedendo però di non pubblicare la recensione troppo presto.

Com’è, come non è, speriamo che questo articolo sia spuntato al momento giusto, e che vi accompagni alla visione di una serie che, in effetti, un po’ di attenzione se la merita.

Siamo nella periferia di Philadelphia, lontano dai glamour seriali di una New York o di una Los Angeles, e un ex sacerdote diventato negli anni agente dell’FBI (Tom Brandis, interpretato da Mark Ruffalo) viene incaricato di formare una piccola task force che indaghi su alcune rapine avvenute nell’area, tutte evidentemente condotte dalla stessa banda e in cui, nell’ultimo colpo in ordine di tempo, le cose sono andate parecchio male.

Task però non è un giallo in cui dobbiamo attendere trepidanti lo svelamento di un colpevole altrimenti nascosto. No no, qui siamo più vicini al noir, sappiamo già tutto, perché metà della serie è dedicata proprio ai colpevoli di quelle rapine, una minuscola banda capitanata da Robbie Prendergrast, che ha il volto di Tom Pelphrey (che ricordiamo, fra le altre cose, per Banshee e Ozark).

Se non c’è sorpresa sul “chi ha fatto cosa”, a importare sono le motivazioni dietro le rapine, e il percorso del racconto all’interno delle psicologie dei vari personaggi, spesso mossi e/o segnati da un passato doloroso che, questo sì, viene svelato piano piano.

Sì sarà già intuito che Task, che pure ha un’anima da thriller poliziesco sporco e fangoso, è anche e soprattutto un drama, che accanto ad alcuni momenti di suspense (peraltro ben congegnati), si prende tutto il tempo necessario per raccontare miserie, rimorsi e rimpianti di protagonisti che hanno parecchio a cui pensare oltre ai loro problemi apparentemente più urgenti (tipo fare le rapine o tentare di sventarle).

E intendiamoci, l’anima da “guardie e ladri” è molto evidente, così come l’impressione generale che tutto possa andare a scatafascio da un momento all’altro, fra degrado, paranoie, tradimenti e sotterfugi. Ma è altrettanto chiaro che non stiamo guardando Chicago PD.

A caratterizzare davvero Task, in piena continuità con quanto avevamo visto in Mare of Easttown, c’è la totale, esibita umanità dei protagonisti. Non siamo in presenza di grandi investigatori pieni di genio e sregolatezza, o di criminali bondiani capaci di elaborare complicati piani per la conquista del mondo.
No, in Task siamo veramente in provincia: arruffati, scalcagnati, incasinati sono i criminali, e stanchi, sottostaffati, inesperti sono i poliziotti.

Mark Ruffalo, che al grandissimo pubblico è ormai famoso soprattutto come Bruce Banner / Hulk nei film Marvel, ma che in realtà è un attore bravissimo a calarsi nella parte di personaggi miti e plumbei (ricordate la struggente I Know This Much Is True?), costruisce un poliziotto sì capace, ma anche spossato da una carriera lunga e difficile, e da vicende personali assai pesanti, che la sceneggiatura non manca di approfondire nel dettaglio.

Considerando che gli agenti che vengono affidati a Tom per comporre la task force sono soprattutto novellini alle prime armi, ecco che un titolo che potrebbe fare riferimento a un film action pieno di eroi muscolari con i mitra a tracolla, rimanda invece a un gruppo di persone normalissime che devono dare la caccia a gente altrettanto normale, invischiata in giochi troppo grossi da gestire.

C’è poco da ridere, quindi, in Task, ma c’è molta empatia da provare per un gran numero di personaggi, su entrambe le sponde della sfida.
Il racconto non è quello del Bene vs Male, Buoni vs Cattivi, quanto piuttosto la descrizione di un mondo cinico e spietato in cui basta relativamente poco per finire da una parte o dall’altra, spinti dalla povertà, dai traumi, dalle sfortune che il destino ti mette sul percorso.

E in fondo tanta buona letteratura, buon cinema e buona serialità vengono da questa volontà (e, si spera, capacità) di mescolare le carte, facendo entrare la realtà in storie di fantasia che ci sembrano improvvisamente più vere e per questo più amare, più concrete, più commoventi.
Task questa volontà ce l’ha, e direi che nel complesso raggiunge i suoi obiettivi.
Consigliata.

Perché seguire Task: per la storia intensa, sanguigna, interpretata benissimo dai protagonisti.
Perché mollare Task: se il poliziesco vi piace dritto, regolare, manicheo, qui è tutto più torbido.

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